Mese: Marzo 2014

Marzo 12, 2014 / Pensieri

All’in­fuo­ri del cane, il libro è il miglio­re ami­co del­l’uo­mo. Den­tro il cane è trop­po scu­ro per leg­ge­re. (Grou­cho Marx)

Marzo 7, 2014 / Altri mondi

La cosa che più gli dava la nau­sea era che al con­cer­to dei Rot­ting Skulls ce l’a­ve­va por­ta­ta lui. “Dai han­no fat­to anche da grup­po spal­la dei Metal­li­ca. Spac­ca­no.” le ave­va det­to. Fan­cu­lo. L’a­ve­va tro­va­ta al bagno del loca­le duran­te una pau­sa che lo suc­chia­va al batterista.
Il par­co, buio, sem­bra­va un buco nero sca­va­to tra i palaz­zi. Ver­so il cen­tro si vede­va­no gli inter­mit­ten­ti baglio­ri ros­si di siga­ret­te, o can­ne, che pas­sa­va­no di mano in mano e arri­va­va­no le note smor­za­te di qual­cu­no che suo­na­va. Aspet­tò che gli occhi si abi­tuas­se­ro e indi­vi­duò una panchina.
Scal­dò un po’ di fumo sul pal­mo del­la mano con l’ac­cen­di­no e lo sbri­cio­lò. Allun­gò la mano destra e si rese con­to che nes­su­no gli avreb­be pas­sa­to il tabac­co da mischia­re. Sara lo face­va sem­pre. Non c’e­ra biso­gno di chie­de­re o met­ter­si d’ac­cor­do. Era scon­ta­to, lui rol­la­va e lei gli pas­sa­va tut­to. Tabac­co, fil­tro e car­ti­na. Una cosa pic­co­la, ma era­no le cose pic­co­le, le tan­tis­si­me cose pic­co­le che Sara face­va che gli ave­va­no riem­pi­to la vita.
Fos­se sta­to il can­tan­te alme­no. Inve­ce era il bat­te­ri­sta quel coso bas­so e tut­to stor­to. Gira­va voce che la vera men­te del grup­po fos­se lui ma non pen­sa­va che nei pochi minu­ti tra quan­do la fol­la li ave­va sepa­ra­ti e quan­do l’a­ve­va tro­va­ta in ginoc­chio al bagno degli uomi­ni potes­se­ro aver par­la­to molto.
Riu­scì con una sola mano a strap­pa­re un bigliet­to del­l’au­to­bus e far­ne un fil­tro. Il cal­do, il buio e le tre bir­re che si era sco­la­to una die­tro l’al­tra lo ave­va­no reso gof­fo; quel­lo che si ritro­vò in mano era un pic­co­lo sal­sic­ciot­to di car­ta e tabac­co. L’ac­ce­se e aspi­rò la pri­ma boc­ca­ta. La musi­ca che sen­ti­va veni­re dal cen­tro del par­co era cam­bia­ta, ades­so sem­bra­va roba suda­me­ri­ca­na. Si sdraiò sul­la pan­chi­na con lo zai­no come cusci­no. Il fumo dise­gna­va del­le lame azzur­ri­ne quan­do incro­cia­va la luce luna­re che fil­tra­va tra gli alberi.