Si tratta di storie.
Ho inventato storie per tutta la vita. Dalle semplici bugie alle barzellette (la maggior parte non facevano ridere), aneddoti, biografie, menzogne così complicate da autosostenersi.
Le storie che leggevo sui libri, che vedevo al cinema, sui fumetti le reinventavo continuamente. Nel mio cervello c’era un grosso perenne “E se…?” e non bastavano libri, film, giornaletti o videogiochi. La scoperta dei giochi di ruolo a dodici anni mi fece anche realizzare che con gli “E se…?” ci si possono costruire interi mondi. Mi fece capire come le storie più inverosimili possano avere la loro realtà.
Quello che però mi è sempre mancata da un certo punto della vita in poi (grazie orrenda e avvilente professoressa di italiano delle medie di cui non ricordo il nome) è la costanza. Mai la voglia di inventare storie. Di solito la sferza di un commento negativo o la richiesta di sapere come va a finire sono uno stimolo più che sufficiente a superare le prime dune di torpore. Ho pensato che un buon modo per tirare fuori le storie sia di raccontarle, allargando un po’ i confini degli amici che già le conoscono.
Storie di Ghainar servirà a questo, a raccogliere e incrementare le storie e spero a raccogliere abbastanza opinioni da convincermi a raccontarle tutte.
Qui raccoglierò un po’ di storie già finite e alcune in corso. Per quelle in corso aggiungerò, ci proverò, un nuovo capitolo ogni settimana e magari anche alcune di quelle troveranno un epilogo.
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