Un racconto d’amore per san Valentino tra raggi gamma e lattice.
Amore verde
Avevo paura che lei potesse dirmi qualcosa tipo “No questo è troppo” oppure “Bruce, non posso” o addirittura “Sei un mostro!” Invece no, niente, non una reazione, un sussulto. Nemmeno un cambio di espressione. Quando le confessai che quella specie di gigante verde che si vedeva al telegiornale ero io lei non disse niente. Quando le dissi, e mi credette lo so, che Hulk ero io non disse niente. Ne rimasi paralizzato. Cosa voleva dire quella reazione? Paura? Disgusto? Non lo capivo ma il suo sguardo impassibile e altero mi sembrò, per la prima volta, freddo.
La rabbia mi scese nelle vene bruciando come il fuoco. La presi per le spalle e la tirai a me. Dovevo baciarla. Un bacio, un unico bacio ricambiato avrebbe sciolto ogni dubbio. Prima che il demente forzuto, prendesse il mio posto. La baciai. Lei non ricambiò. Sentii il mio cuore schiantarsi nel petto e per un istante, un lunghissimo buio istante lui prese il mio posto.
Quando tornai in me lei era ancora lì. Non se ne era andata. Certo era un po’ ammosciata e gemeva un po’ per l’aria che sfuggiva da un piccolo strappo sotto l’ascella. Per fortuna nulla di irreparabile.
Sarà perché era ormai mezza sgonfia ma avevo l’impressione che i suoi occhi stampati mi restituissero in quel momento uno sguardo dolce. Corsi subito a prendere il kit di riparazione della bici. Il mio amore aveva bisogno di una toppa nuova.
Le tue storie sono sempre strabilianti. Bravo!!!
tu non stai niente bene… però quanto mi piaci!!!!
🙂