Ammetto che non è un racconto particolarmente riuscito, troppo autoreferenziale, penso però che sia comunque divertente.
La penna
di Federico MaioriniL’alba cominciava a schiarire la stanza, se ne stava a gambe incrociate sul divano da ore, il quaderno in una mano e una penna nell’altra. Lo sguardo fisso sui quadretti vuoti del foglio. Ogni tanto la punta della penna toccava il foglio, tracciava l’abbozzo di una lettera, un pezzo di A, un frammento di ovale di una O o forse di una U. Sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare, solo che non aveva idea di come farla. Quando gli avevano assegnato l’esercizio di quella settimana si era sentito tranquillo, far parlare un oggetto – che ci vuole? – aveva pensato. E in effetti le idee non erano mancate, un esercito di gormiti che assedia il giganotosauro in scala, l’urna della nonna che da consigli sentimentali, un astronave bipolare e il suo pilota. Però tutto quello che gli veniva in mente si evolveva in una storia senza mordente, banale o addirittura già scritta. Così un’ora dopo l’altra aveva riempito pagine di scarabocchi, cancellazioni, pure qualche incipit niente male ma di nessuna storia, neanche abbozzata, c’era traccia.
– Basta. Rinuncio.