Il sole basso tinge di rosso le macerie e la trincea che taglia la Colombo all’altezza della Fiera di Roma. Nella…
Tag: racconto
Era una vecchia tigre, troppo vecchia per ricordare qualcosa di diverso dalla carne senza sangue, dalla frusta del domatore e dalla paglia rancida della gabbia.
Aveva avuto una compagna un tempo, forse. Non ne era più sicuro. Però un tempo la gabbia vicina era occupata ma non riusciva proprio a ricordare chi o da cosa.
L’unica cosa che le era chiara era il dolore. Il dolore pulsante che aveva al posto della coda.
Totonk totonk. Totonk totonk. Il rumore è ipnotico, continuo. Un sottofondo ripetitivo che mi impedisce di concentrarmi. Odio lavorare sui treni,…
La mattinata era iniziata davvero male: non trovavo il temperamatite. Nulla di grave se non fosse che ero già in ritardo di una settimana sulla consegna delle tavole all’editore. Erano due notti che non dormivo per finire il lavoro, poi dicono che i vignettisti comici si divertono.
Insomma la mattina era iniziata male poi, ovviamente, andò peggio.
Lo spazzolino elettrico mi fa vibrare tutta la testa e forse è per quello che non ci faccio subito caso. Appena la…
Zeno era preparato, quasi a tutto. Il mestiere del cane guida è duro ma i suoi addestratori erano stati bravi. E a lui erano…
L’erba del parco è umida sotto i piedi di Marco. Papà gli aveva detto di tenere le scarpe ma la terra morbida…
Guardai il numeretto che avevo in mano: sportello 15334 numero 12.
Arrivare al Ministero delle Certificazioni all’alba non era servito, davanti a me c’era un vecchio col cappello da alpino e una cartellina gonfia fino a scoppiare di fogli, documenti, certificati. Curvo sul bastone si stava avvicinando allo sportello. Se non aveva portato l’autocertificazione c’era il rischio che rimanesse allo sportello per chissà quanto.
Osservai la cartellina che aveva sottobraccio, allungai la mano e col dito spinsi appena al centro dei fogli. Bastò. Si riversarono fuori svolazzando davanti al vecchio. Mentre si chinava svicolai in avanti e mi piazzai allo sportello. Scoprii che avevo guadagnato ben poco tempo.
“Deve portarmi il modulo A–38”
Qualcosa che gratta
di Federico MaioriniQuel tintinnio metallico lo conosceva bene. La stupida coppetta era caduta di nuovo.
Forse l’umidità, forse il vento che sentiva incanalarsi nelle pareti cave. Il risultato era che il mozzicone di tubo che sporgeva vicino al lavabo era sempre scoperto. Nonostante questa volta ci avesse messo anche il silicone.
Andò in bagno, la coppetta se ne stava penzolante da dei filamenti di silicone che la tenevano come liane di muco. Quel tubo rugginoso gli faceva schifo e se l’idraulico non fosse stato un totale idiota incompetente l’avrebbe tagliato, invece ci aveva solo avvitato sopra quella stupida coppetta d’acciaio.